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Considerando il simbolismo di Giano come riferito al tempo, è il caso di fare un’osservazione molto importante: fra il passato che non è più e il futuro che non è ancora, il vero volto di Giano, quello che guarda il presente, non è, si dice, né l’uno né l’altro di quelli visibili.

Questo terzo volto, infatti, è invisibile perché il presente, nella manifestazione temporale, non è che un istante inafferrabile; ma, quando ci si innalza al di sopra delle condizioni di questa manifestazione transitoria e contingente, il presente contiene al contrario ogni realtà.

Il terzo volto di Giano corrisponde, in un altro simbolismo, a quello della tradizione indù, all’occhio frontale di Shiva, anch’esso invisibile, poiché non è rappresentato da nessun organo corporeo, e che raffigura il “senso dell’eternità”.

È detto che uno sguardo di questo terzo occhio riduce tutto in cenere, cioè distrugge ogni manifestazione; ma quando la successione è tramutata in simultaneità, tutte le cose rimangono nell'”eterno presente”, di modo che l’apparente distruzione non è in verità che una “trasformazione”, nel senso più rigorosamente etimologico della parola.

Da queste poche considerazioni, è già facile capire che Giano rappresenta veramente colui che è, non soltanto il “Signore del triplice tempo” […], ma anche e soprattutto “il Signore dell’eternità”.

RENÉ GUÉNON
(da Simboli della scienza sacra, trad. di F. Zambon, Adelphi, Milano, 2010)

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